tossicodipendenza sedute online

Il DSM-V, il Manuale dei Disturbi Mentali giunto ormai alla quinta edizione, descrive i disturbi correlati a sostanze come modalità disfunzionali di funzionamento causate dalla dipendenza. Il manuale integra diversi tipi di sostanze in grado di provocare uno stato di addiction. Rientrano in queste sostanze il tabacco, sedativi, ansiolitici, ipnotici, alcool, caffeina, allucinogeni, cannabis, inalanti (ad esempio colle e solventi) e stimolanti (come la cocaina o l’anfetamina).

Malgrado alcune di queste sostanze siano legalmente consentite, come la caffeina, il tabacco o l’alcol, il loro utilizzo alla lunga può provocare effetti devastanti sull’organismo.

Un’altra osservazione che salta subito all’occhio a prescindere dal grado di tolleranza socialmente riconosciuto riguarda la varietà di sostanze in grado di provocare uno stato di dipendenza: in tutti i casi l’organismo reagisce con l’attivazione dei sistemi cerebrali della ricompensa, in modo analogo a quanto avviene durante l’alimentazione o nel corso di un rapporto sessuale.

Uno degli aspetti probabilmente più complessi legati alla diagnosi di Disturbi correlati a sostanze riguarda il confine tra un utilizzo che potremmo definire moderato e la vera e propria dipendenza. A tal proposito gli ideatori del celebre Manuale pongono l’accento sulla qualità della persistenza: il soggetto persiste nell’uso della sostanza nonostante gli effetti negativi che quest’ultima esercita in uno o più ambiti della sua vita.

Tossicodipendenza: psicologo online

Inoltre secondo il DSM-V per formulare una diagnosi di Disturbi correlati a sostanze il soggetto deve presentare almeno due tra le seguenti condizioni per un periodo continuativo non inferiore all’anno solare:

-assume della sostanza in quantità e per un tempo maggiori rispetto a quanto atteso

-tenta senza successo di interromperne l’assunzione

-dedica una gran parte di tempo alla ricerca, all’acquisto o al consumo della sostanza

-prova un forte desiderio di consumo (tecnicamente definito craving)

-l’uso ricorrente della sostanza gli impedisce di portare a termine alcuni compiti in ambito lavorativo, sociale o scolastico

-continua a farne uso malgrado gli esiti negativi che esercita sulla sua vita

-rinuncia a importanti attività sociali, lavorative o ricreative a causa dell’uso della sostanza

-manifesta tolleranza alla sostanza, ovvero ha bisogno di consumare una quantità maggiore per ottenere lo stesso effetto iniziale oppure l’uso continuato provoca un effetto minore

astinenza, che si manifesta attraverso un ampio spettro di cambiamenti fisiologici, comportamentali, cognitivi ed emotivi. Malgrado l’astinenza presenti un effetto differenziato in funzione della sostanza specifica di cui il soggetto fa uso, tali manifestazioni presentano una valenza negativa.

L’intossicazione da sostanze rappresenta un concetto differente rispetto all’astinenza. Con questo termine ci riferiamo a uno stato reversibile che può coinvolgere sia persone che fanno uso di sostanze da tempo, sia soggetti alla loro prima esperienza di consumo e si manifesta attraverso cambiamenti a livello psicologico o comportamentale causati dall’assunzione della sostanza.

Ciò può provocare sbalzi di umore, difficoltà nel ragionamento logico, una minore inibizione comportamentale e/o sfociare in veri e propri attacchi di ira.

BIBLIOGRAFIA:

American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta editione. DSM5. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Leave a Comment